protesi anca mani sul fianco

Protesi d’anca: guida alle patologie, intervento e riabilitazione

Una guida per conoscere le patologie, le modalità di intervento e la riabilitazione dopo la protesi dell'anca.

L’anca è una delle maggiori e importanti articolazioni del corpo.

Quando tutto funziona correttamente, possiamo stare seduti, piegarci senza dolore, correre, saltare, camminare: insomma, sopportare nei movimenti tutto il peso del corpo.

Insieme alla spalla, inoltre, è una delle articolazioni con maggior arco di movimento.

L’anca congiunge l’arto inferiore al bacino.

L’articolazione dell’anca e’ formata dal femore (osso della coscia) e dall’acetabolo, un incavo emisferico del bacino che accoglie come una coppa la testa del femore.

Attorno a entrambe le strutture si trova la cartilagine, che fornisce una superficie liscia con la funzione di attutire i colpi e l’attrito fra le ossa, permettendo loro di scorrere liberamente l’una sull’altra. 

L’articolazione è lubrificata dal liquido sinoviale, prodotto dalle membrane che circondano l’articolazione, che lubrifica riducendo ulteriormente l’attrito tra le parti ossee.

Oltre alle ossa, nell’anca sono presenti diversi legamenti resistenti che conferiscono grande stabilità’ nonostante l’ampio range di movimento.

Infine, è associata a numerosi muscoli localizzati in questa regione del corpo, che permettono il movimento articolare.

In questo articolo parleremo:

  1. Le patologie che possono essere risolte con l’intervento di protesi d’anca;
  2. L’intervento di protesi d’anca;
  3. Protesi mini invasiva, benefici e recupero;
  4. Riabilitazione e ritorno alla quotidianità.

1- Patologie che si risolvono con l’intervento di protesi d’anca

L’articolazione può ammalarsi e degenerare lentamente o velocemente.

Le tipologie di patologie su cui si può intervenire con l’intervento sono principalmente quattro.

La coxartrosi

La coxartrosi, o artrosi dell’anca, è una patologia che colpisce una parte significativa della popolazione. 

E’ una condizione nella quale la cartilagine degenera e si consuma, caratterizzata da periodi di dolore intenso alternati a periodi di miglioramento. 

La cartilagine articolare è una struttura liscia che permette il movimento dell’articolazione in assenza di frizione. 

Quando lo strato di cartilagine è danneggiato, le ossa sfregano l’una contro l’altra, provocando dolore che si avverte camminando, da seduti e addirittura da sdraiati.

Questo comporta attrito nel movimento con comparsa prima di dolore e successivamente di rigidità, restrizione del movimento.

L’osteonecrosi

Nell’osteonecrosi l’apporto ematico alla testa femorale è interrotto: l’osso inizia a morire e la cartilagine a deteriorarsi. 

Il dolore è molto intenso, spesso con insorgenza acuta e presente anche a riposo. 

Può essere spontanea o seguire a un trauma dell’anca.

L’artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica che determina il deterioramento della cartilagine sottoposta a un attacco dal sistema immunitario.

L’artrosi post traumatica

L’artrosi post traumatica è causata da un danno cartilagineo conseguente a una frattura articolare o talvolta è la conseguenza di una frattura che non coinvolge l’articolazione direttamente, ma che causa un alterazione nel funzionamento articolare che consuma precocemente l’articolazione.

Quando il dolore a queste patologie è resistente alla terapia antidolorifica, o quando i benefici della fisioterapia e dei trattamenti conservativi svaniscono, o quando per camminare è necessario assumere antidolorifici quotidianamente, è arrivato il momento di pensare all’intervento chirurgico.

Per saperne di più sulle malattie curabili con la protesi d’anca leggi anche questo articolo.

2- L’intervento di protesi d’anca

Durante un’accurata visita specialistica ortopedica è essenziale individuare tutti gli elementi di rischio e i potenziali benefici dell’intervento che, tenendo conto della gravità della malattia, dell’età e delle caratteristiche psico-fisiche del paziente, sono il dato su cui fondare la decisione.

L’operazione ti consente di migliorare il movimento e farti tornare alle normali attività quotidiane. 

E’ una procedura sicura ed efficace

Grazie alle protesi di ultima generazione e di dimensioni ridotte, realizzate con materiali biocompatibili ed evoluti, è possibile intervenire con la chirurgia mini invasiva, andando a velocizzare i tempi di recupero.

Com’è composta la protesi d’anca?

La protesi è personalizzata: la scelta dipende innanzitutto dalle caratteristiche, dalle esigenze e dalle particolarità del paziente. 

La protesi d’anca è composta da 3 elementi:

  • Testina in ceramica posta su uno stelo metallico che va a sostituire la testa del femore danneggiata. Gli steli sono normalmente in lega di titanio o cromo cobalto, materiali attualmente considerati tra i più forti e biocompatibili sul mercato; 
  • Cotile (o coppa metallica o acetabolare) che rimpiazza la cartilagine usurata, composto in genere, da una lega di titanio; 
  • Inserto in polietilene (o in ceramica), superficie di scorrimento, da inserire tra testina e cotile. 

La protesi deve essere il più possibile stabile, fissata saldamente all’osso. 

A seconda della qualità’ ossea la protesi d’anca può essere cementata o non cementata.

Esistono molte tipologie di impianto adatte a diverse esigenze.

L’intervento di protesi d’anca

Prima dell’intervento chirurgica si affronta la preospedalizzazione, che consiste nella visita anestesiologica e cardiologica, nella valutazione dell’angiologo e in eventuali esami di approfondimento.

L’intervento di protesi dell’anca comincia con l’esecuzione di una radiografia che permette al chirurgo di stabilire la protesi adatta al paziente.

Lo specialista in chirurgia protesica sa scegliere lo stelo adatto ad ogni paziente in base all’età, alla qualità dell’osso e alla forma dell’articolazione naturale.

L’anestesia più sicura e utilizzata è la puntura spinale, una singola iniezione nella parte bassa della colonna vertebrale; può essere associata ad un sedativo qualora il paziente volesse dormire.

Tradizionalmente la chirurgia dell’anca richiede un’incisione di 20-30 centimetri e un periodo di tempo per la guarigione che va da 3 a 4 mesi.

Le nuove tecniche minimamente invasive invece, permettono di impiantare con successo le protesi d’anca attraverso un’incisione di dimensioni minori, circa 10 cm chiusa con la colla, con un risparmio di osso, soprattutto sul femore.

Come funziona?

Nella protesi dell’anca l’osso e la cartilagine irrimediabilmente danneggiati vengono rimossi e sostituiti mediante l’impianto di componenti protesiche fissate saldamente all’osso. 

L’obiettivo è creare una nuova articolazione meccanica, stabile e con basso attrito in grado di garantire il recupero della funzionalità articolare.

La durata dell’intervento chirurgico di solito varia tra i 45 e i 60 minuti. 

Una testina di ceramica viene posta sulla parte superiore dello stelo per sostituire la testa del femore danneggiata e precedentemente rimossa.

La superficie della cartilagine danneggiata della cavità acetabolare viene rimossa e sostituita con una coppa di metallo (cotile).

Un inserto in plastica o in ceramica, viene infine inserito tra la nuova testina e il cotile per creare un’adeguata superficie di scorrimento. 

Infine la nuova articolazione viene provata con opportune manovre. 

L’intervento termina con la sutura dell’incisione e la sua medicazione.

A fine intervento viene eseguita la radiografia post-operatoria che confermerà la riuscita dell’intervento. 

Per approfondire l’intervento, vieni a questa pagina.

3- Protesi d’anca mini invasiva, benefici e recupero 

La procedura di protesi totale d’anca consiste nella sostituzione dell’articolazione lesionata con una protesi artificiale. 

Negli ultimi dieci anni sono state messe a punto tecniche minimamente invasive che permettono di impiantare con successo le stesse protesi d’anca attraverso un’incisione di dimensioni minori.

Incidendo così una minore porzione di pelle e interessando in minore misura i muscoli, la tecnica mini-invasiva allevia il dolore, diminuisce il sanguinamento, non ha punti di sutura, ripristina la mobilità e permette di tornare alla vita normale in tempi rapidi.

La protesi mini-invasiva infatti prevede l’utilizzo di protesi più piccole che combinate con tecniche moderne di terapia del dolore e di minor sanguinamento, permettono al paziente di alzarsi poco dopo l’intervento e consentono un recupero immediato.

I pazienti possono essere tornare a casa in pochi giorni autonomi.

L’intervento di protesi d’anca è tra quelli che registrano il maggior tasso di successo nei reparti di chirurgia ortopedica in Italia.

Recupero protesi mini invasiva

La buona riuscita della protesi all’anca non può prescindere, oltre che dall’impianto della protesi stesso, da una adeguata riabilitazione.

Camminare è ciò che ti rende libero e indipendente: recuperare la possibilità’ di camminare a lungo senza fastidi o dolori diventa la motivazione principale di chi decide di operarsi.

Con il metodo del Rapid Recovery non dovrai assolutamente smettere di farlo, anzi.

Ti puoi alzare e camminare già dopo poche ore dall’intervento: a distanza di 5/6 ore, con un minimo di dolore e fastidio, e con dei supporti (2 stampelle), puoi fare i primi passi.

In più non avrai bisogno del catetere vescicale, e sia il dolore che il sanguinamento saranno molto ridotti. 

I tempi di recupero grazie all’approccio del Rapid Recovery sono molto più veloci rispetto alla chirurgia protesica tradizionale e questo permette anche una permanenza più’ breve in ospedale.

Ci sono attività ideali per il rinforzo dei muscoli e per tornare a camminare con maggior facilità: ad esempio, gli esercizi in acqua, il nuoto e la bicicletta, che rafforzano il core.

Non è il paziente da solo che è responsabile della ripresa del cammino dopo una protesi di anca. 

Per rimetterti in piedi il giorno stesso dell’intervento, le tecniche chirurgiche sono fondamentali: mini invasività, ridotto sanguinamento, interventi brevi. 

Anche la qualità della protesi impiantata è fondamentale nella ripresa del paziente.

Le protesi moderne hanno una stabilità ottima fin da subito: consentono di essere caricate con il 100% del peso, permettendo di riprendere a camminare dopo l’intervento senza dover aspettare.

Camminare è la migliore riabilitazione per il paziente, ed è terapeutica. 

Per ulteriori benefici leggi questo articolo.

4- Riabilitazione e ritorno alla quotidianità

Dopo un intervento chirurgico di protesi d’anca, la riabilitazione e gli esercizi di fisioterapia sono una parte fondamentale del processo di cura fisica e psicologica: permettono infatti di ritornare ad uno stato di completa indipendenza in tempi davvero brevi.

Un altro elemento chiave è adottare uno stile di vita sano e un regime alimentare equilibrato che consenta di non aumentare di peso e compromettere così i risultati dell’intervento.

Il decorso postoperatorio dopo un intervento di protesi comporta diverse tappe obbligatorie, che servono a una pronta guarigione e alla ripresa della normale vita quotidiana.

Il recupero fisico inizia fin dal primo giorno in ospedale e continua dopo la dimissione attraverso un programma di esercizi da eseguire in casa e in palestra.

Ma in cosa consiste la riabilitazione?

Durante la prima giornata la persona operata impara a gestire, prima con l’infermiere poi in maniera autonoma, la capacità di mettersi seduta, sul fianco, di alzarsi e di andare in bagno, utilizzando correttamente gli ausili.

Gli esercizi consigliati, da effettuare poche ore dopo l’intervento sono:

  • Flessione dorsale e plantare del piede;
  • Contrazioni isometriche di quadricipiti, gluteo medio e adduttori;
  • Ponte;
  • Mobilizzazione passiva nel range di movimento consentito;
  • Passaggio posturale da seduto a in piedi.

Una volta raggiunta l’autonomia durante la deambulazione, si effettua il trattamento in palestra con un programma riabilitativo individualizzato.

Prima della dimissione viene effettuata la valutazione fisioterapica finale e consegnato un protocollo di esercizi da effettuare tornati a casa.

I principali esercizi di riabilitazione

I principali esercizi per la riabilitazione si possono sintetizzare in tre categorie:

  • Esercizi per il recupero dell’escursione articolare, che possono essere sia attivi che passivi; 
  • Addestramento al cammino
  • Per il rinforzo muscolare.

Una muscolatura forte permette un recupero migliore: evitare la sedentarietà totale sia prima che dopo l’impianto garantisce il massimo recupero funzionale.

I movimenti e i gesti da evitare

Nel periodo post-operatorio è fondamentale curare ogni dettaglio. 

Ci saranno anche alcuni accorgimenti da tenere presenti al rientro a casa:

  • Rimozione di oggetti in cui si può inciampare (tappeti, zerbini, fermaporte)
  • Utilizzo di un calzascarpe; 
  • Dormire sul fianco con un cuscino tra le gambe 
  • Evitare le sedie molto basse. 

Inoltre ci sono alcuni movimenti bruschi e posizioni che dovranno essere evitate o svolte con cautela nelle prime settimane post-operatorie in modo da non compromettere la riabilitazione:

Flessione dell’anca con un angolo superiore ai 90° se associata a rotazione verso l’interno;

  • Accavallare le gambe;
  • Camminare a lungo su terreni sconnessi.

Senza aver la pretesa di essere esaustivi, i tempi di recupero possono essere i seguenti:

  • Autonomia per passaggi posturali e deambulazione – 3-5 giorni;
  • Autonomia per le attività di vita quotidiana – 10/15 giorni, a seconda di età, peso, prestanza fisica;
  • Deambulazione senza ausilio delle canadesi – da caso a caso – da 12 giorni a 1 mese;
  • Guidare l’auto – da 3 settimane a due mesi;
  • Lavorare – dai 45 giorni ai tre mesi a seconda del lavoro
  • Tornare alla “normalità” – da 2 mesi a 4 mesi

L’attività sportiva

Per quanto riguarda la ripresa dell’attività sportiva, non esistono controindicazioni per gli operati con moderne protesi all’anca.

Il nostro suggerimento è una ripresa progressiva, con sport consentiti come nuoto, golf, bicicletta, danza, sci, escursionismo, bowling, ginnastica soft, canottaggio, navigazione e la camminata che sono a basso impatto e basso rischio. 

Sono sconsigliati invece gli sport con il rischio di traumi da contatto, come ad esempio il calcio, rugby, basket ball.

Vuoi approfondire le tempistiche di recupero e il ritorno allo sport? Leggi anche questo articolo.